sindrome ovaio policistico

La sindrome dell’ovaio policistico (PCOS) è caratterizzata pricipalmente da iperandrogenismo e disfunzione ovarica.
Secondo la Consensus dell'European Society of Human Reproduction and Embriology (ESHRE), la diagnosi nell'adulto viene posta in presenza di almeno 2 tra i seguenti criteri di Rotterdam:
  1. oligo-ovulazione e/o anovulazione;
  2. segni clinici e/o biochimici di iperandrogenismo;
  3. ovaio policistico, ed escludendo altre eziologie (iperplasia surrenalica congenita, tumori secernenti androgeni, sindrome/malattia di Cushing, sindrome da insulino-resistenza severa).
Gli esami consigliati per la diagnosi differenziale con oligo/amenorrea, sono Prolattina, LH, FSH, 17-β-estradiolo, profilo tiroideo.

Dal punto di vista terapeutico, la terapia estro-progestinica è il trattamento di prima istanza, da associare alle modifiche dello stile di vita (mantenere un corretto peso corporeo, seguire un’alimentazione sana e bilanciata, limitare gli zuccheri semplici e grassi, incrementare l’attività fisica quotidiana). Sono da utilizzare combinazioni di etinil-estradiolo e progestinico ad effetto anti-androgeno (ciproterone acetato > drospirenone > clormadinone acetato), specie in presenza di iperandrogenismo o ad effetto neutro (desogestrel, gestodene, norgestimato).

Va tuttavia considerato che l’iperandrogenismo è solo la punta di un iceberg metabolico presente nelle pazienti con iperandrogenismo ovarico.

Il contraccettivo ormonale ideale nella PCOS dovrebbe avere il minore impatto possibile sul metabolismo. A tale scopo potrebbe essere consigliato l’impiego dell’estradiolo al posto dell’etinilestradiolo. Anche il solo progesterone può essere consigliato per la regolarizzazione del ciclo ma, a differenza della pillola, non ha un effetto contraccettivo ne antiandrogenico.